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Comunicati stampa Egea | 02/04/2008

La società europea esiste. E si specchia in quella americana

ALBERTO MARTINELLI PORTA A TERMINE LA PRIMA COMPARAZIONE SISTEMATICA DI USA E UNIONE EUROPEA, AL DI Là DELLE CARATTERISTICHE DELLE SINGOLE SOCIETà NAZIONALI. E MOSTRA DUE VERSIONI DELLA STESSA MODERNITà OCCIDENTALE

Alberto Martinelli
L’Occidente allo specchio
Modelli di società a confronto

Università Bocconi editore, 2008
505 pagine, 30 euro

Ci è voluto un americano come Jeremy Rifkin per restituire agli europei l’orgoglio di un sogno raramente rivendicato prima, ma ci voleva un europeo come Alberto Martinelli per comprendere senza enfasi gratuite la specificità dell’Unione europea rispetto agli Stati Uniti.

In L’Occidente allo specchio. Modelli di società a confronto (Università Bocconi editore, 2008, 505 pagine, 30 euro) Martinelli coordina il lavoro di un gruppo internazionale di ricerca, il Comparative charting of social change group, nella realizzazione di un’opera che, incredibilmente, non esisteva ancora: una comparazione sistematica delle società americana ed europea, nella convinzione che quella che si va creando entro i confini dell’Unione possa essere considerata a tutti gli effetti una società in fieri e non una semplice sommatoria delle società nazionali. Il libro è stato pubblicato anche in inglese, da Oxford University press.

La dimostrazione del fatto che tale società esiste è forse l’esito di maggiore pregio per uno studioso che dichiara la realizzazione del progetto dell’Europa unita “il fine politico più importante della mia generazione”. Le società americana ed europea si dimostrano “sufficientemente simili da consentire un confronto significativo e abbastanza diverse da rendere la comparazione interessante”. Inoltre, si assiste a un processo di convergenza tra le diverse popolazioni europee, che conferma la bontà del progetto di unificazione. Europa e Stati Uniti, nella visione di Martinelli, sono due varianti della stessa modernità occidentale, espressioni della costante tensione tra razionalismo e individualismo che ha dato luogo alle forme istituzionali del mercato, dell’impresa capitalistica, dello stato nazionale e della democrazia poliarchica, dell’università e della ricerca scientifica.

Nei capitoli che affrontano i temi della sfera economica, delle disuguaglianze, della famiglia, dei sistemi politico-istituzionali, del welfare state, dei valori, della religione e dello sviluppo urbano si scopre che i due sistemi sono comparabili e che la variabilità che contraddistingue le nazioni europee non è, spesso, maggiore di quella che contraddistingue i 50 stati americani.

La riflessione più controintuitiva, e perciò più interessante, è probabilmente quella che riguarda la comparabilità dei sistemi politici. L’architettura istituzionale dell’Unione europea, con i poteri suddivisi tra Commissione, Consiglio, Parlamento, Corte europea e singoli governi, ne fa un sistema molto più simile alla repubblica composita americana, in cui i poteri sono suddivisi tra presidente, Congresso, Corte suprema e governi statali, di quanto lo siano i sistemi dei singoli stati-nazione europei. In entrambi i sistemi le elezioni non servono a scegliere il governo, il potere decisionale è disperso e soggetto alle pressioni lobbistiche e i partiti politici sono deboli.

Se l’Europa è la culla della modernità, conclude Martinelli, gli Stati Uniti ne sono l’espressione più radicale, ma in alcuni aspetti si ha l’impressione che si stiano scambiando i ruoli: “Alcune delle caratteristiche che sono state a lungo distintive degli Stati Uniti, a cominciare dall’allargamento continuo della frontiera e dalla forza della società civile, sono oggi tipiche dell’Unione europea, mentre tratti che connotavano le maggiori nazioni europee all’inizio del XX secolo, in particolare le ambizioni imperiali e gli atteggiamenti bellicosi in politica estera, sembrano attualmente applicarsi meglio agli Stati Uniti”.

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Fabio Todesco

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Barbara Orlando
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