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La Rete può renderci liberi. Ma ci attendono dieci anni di battaglie
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Yochai Benkler |
Quella che si sta creando, spiega Yochai Benkler in La ricchezza della Rete. La produzione sociale trasforma il mercato e aumenta le libertà (con prefazione di Franco Carlini, Università Bocconi editore, 2007, 624 pagine, 34,50 euro), è un’economia dell’informazione in rete, che è entrata in conflitto con la tradizionale economia dell’informazione industriale e promette di trasferire i propri benefici anche agli altri settori. È un sistema di produzione sociale e collaborativa, alternativo sia al mercato, sia allo stato e fondato su motivazioni individuali diverse dalla spinta alla massimizzazione.
La larghissima diffusione e la relativa economicità dei mezzi necessari a produrre informazione, conoscenza e cultura (i computer, il software, le connessioni alla rete) ha liberato la collettività dalla morsa dei monopolisti (privati o pubblici), che dominavano la scena della produzione industriale di informazione, conoscenza e cultura, affiancandovi molteplici fonti alternative.
L’utilizzo dei commons (beni comuni, che tutti possono utilizzare, ma sui quali nessuno può accampare diritti esclusivi), la produzione sociale, lo scambio peer-to-peer, le licenze di copyleft (che autorizzano chiunque a usare la produzione intellettuale altrui, purché lasci agli altri la stessa libertà sui frutti del proprio lavoro) hanno dato vita a fenomeni come il software open source, che ha rivoluzionato l’economia del settore, Wikipedia, l’enciclopedia online creata dagli utenti, o Seti@Home, il più potente computer del mondo, formato in realtà dalla capacità di calcolo inutilizzata di oltre 5 milioni di partecipanti connessi in rete. Hanno anche reso possibile forme di giornalismo e distribuzione dell’informazione non tradizionali, la cui efficacia Benkler documenta attraverso casi davvero avvincenti.
Il risultato netto per il cittadino è una gamma più ampia di scelte realmente differenziate e, di conseguenza, maggiore libertà e maggiori possibilità di partecipazione alla vita sociale e politica. Il passaggio da una sfera pubblica massmediatizzata a una sfera pubblica reticolare è un fattore di democratizzazione.
La Rete evidenzia modalità di organizzazione che consentono di sfuggire al rischio del caos, senza cadere in quello del controllo centralizzato. I siti e i loro utilizzatori si configurano in cluster di interessi, che fanno emergere, attraverso i meccanismi dei link e delle valutazioni peer-to-peer, ciò che gli utenti ritengono davvero utile. È vero che si tratta di meccanismi imperfetti, è vero che le opportunità più interessanti necessitano una perizia tecnica non comune ma, insiste Benkler, il progresso promosso dalla Rete è da valutare in relazione alla situazione precedente di oligopolio informativo e di passività dell’utente e non in relazione a un ideale astratto di partecipazione universale, che non ha mai avuto riscontri.
Gli stessi principi rivelatisi efficaci nella produzione di informazione, conoscenza e cultura possono essere applicati a ogni forma di produzione che faccia ampio uso di informazione o di beni e servizi che la incorporino. In pratica, nella moderna economia, quasi ogni settore. Benkler documenta i primi tentativi di produzione commons-based nel settore farmaceutico, in quello agricolo. La prospettiva è quella di superare le distorsioni inevitabilmente collegate alle logiche di mercato, per cui oggi, per un’impresa farmaceutica, è perfettamente razionale impegnarsi nello sradicamento dell’acne tra gli adolescenti americani anziché dell’Aids nei paesi in via di sviluppo.
Nella visione di Benkler non trova spazio nessun genere di determinismo tecnologico: la tecnologia rende più facili, e perciò più probabili, determinati comportamenti, ma la componente politica rimane determinante. Una completa affermazione dell’economia dell’informazione in rete comporterebbe un massiccio spostamento di potere e di ricchezza dalle tradizionali industrie a una base infinitamente più ampia di utenti. È chiaro che tutto ciò causa forti resistenze, evidenti nei tentativi spesso riusciti di rendere più stringenti le leggi sul copyright e sui brevetti o nell’insistenza di Hollywood di incorporare nell’hardware componenti che blocchino la riproduzione di materiale coperto da diritti.
Quando ci volgeremo indietro, tra una decina d’anni, conosceremo l’esito di queste battaglie e sapremo se siamo stati in grado di cogliere le opportunità che un periodo eccezionale come questo ci concede.
Yochai Benkler, professore di giurisprudenza alla Yale Law School, ha studiato a Tel Aviv e ad Harvard, ha praticato l’avvocatura tra il 1994 e il 1996 e ha insegnato anche alla New York University School of Law e alla Harvard Law School.
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