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Comunicati stampa Egea | 10/05/2005

Tre domande a Corey Robin

I CONSERVATORI HANNO UN DISEGNO DI LUNGO PERIODO: RESTITUIRE ALLE éLITE TRADIZIONALI I POTERI CHE, GRAZIE A CENTO ANNI DI LOTTE CIVILI, SONO OGGI IN CAPO ALLO STATO. IL CAMBIAMENTO PUò ESSERE IRREVERSIBILE

Domanda. Leggendo le pagine sull’uso politico della paura nell’America di Bush ci si chiede quale ne sia la finalità ultima. Perché?
Risposta. Vedo un disegno, netto, che mira a riportare in capo alle élite tradizionali (bianchi, datori di lavoro, esponenti religiosi, capi famiglia e così via) i poteri che, nel corso di un secolo, lo stato ha avocato a sé, promuovendo grazie ad essi politiche antisegregazioniste e antidiscriminatorie. I conservatori si rendono conto di avere a disposizione una finestra temporale molto limitata per promuovere cambiamenti che potranno risultare irreversibili. Ci sono voluti cento anni di lotte sociali per arrivare a una distribuzione più equa del potere e, anche quando un’amministrazione democratica sostituirà quella repubblicana, si dovrà ripercorrere l’intera strada.

 
 Corey Robin
Domanda. In un clima come quello che descrive, qual è stata l’accoglienza al suo libro?
Risposta. Tutto sommato buona, ma... c’è un ma. I giornalisti americani tendono a fermarsi alla superficie del tema. Scrivono che la paura è un tema d’attualità, raccontano quanto gli americani siano spaventati, ma stentano a cogliere o a esplicitare il nesso con la politica. Ciò è paradossale, perché proprio i giornalisti, in America, sono tra i più esposti alla paura politica, come dimostrano alcune dichiarazioni di Dan Rather e altri episodi che cito nel libro. Forse il punto è proprio che hanno paura ad affrontare certi temi.

Domanda. In che cosa consiste, in sintesi, la Paura, American style?
Risposta. Direi, soprattutto, nell’esercizio della paura non direttamente da parte dello stato, ma da parte della cosiddetta società civile. Il governo rimane sullo sfondo e i datori di lavoro e le altre élite sono i veri protagonisti. In secondo luogo, è peculiare come la divisione dei poteri riesca a trasformarsi in una sorta di divisione del lavoro nell’esercizio politico della paura. Un assetto che sembra garantire il cittadino finisce per penalizzarlo. Basta, per esempio, che uno tra i regolamenti federale, statale o di contea impedisca una certa forma di espressione del dissenso perché il cittadino si trovi con le mani legate.

Fabio Todesco

E-mail fabio.todesco@unibocconi.it
Barbara Orlando
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