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Comunicati stampa Egea | 04/05/2005

Il futuro di Fiat tra i modelli produttivi di Toyota e Honda

LA SCELTA è TRA LA RIDUZIONE CONTINUA DEI COSTI E L'INNOVAZIONE ATTRAVERSO LA FLESSIBILITà. UN MODELLO è VINCENTE SOLO SE SI ADATTA AL MODO DI CRESCITA DELL’ECONOMIA E SODDISFA LE ESIGENZE DI TUTTI GLI ATTORI AZIENDALI

   

Robert Boyer
Michel Freyssenet
Oltre Toyota
I nuovi modelli produttivi
Università Bocconi editore, Milano, 2005
174 pagine, 14 euro

La storia dell’industria automobilistica suggerisce che non saranno le operazioni finanziarie a decidere il futuro della Fiat, ma la sua capacità di adottare una strategia di profitto e un compromesso di governo d’impresa finalmente coerenti con il modo di crescita di un’economia che sta cambiando.

Robert Boyer e Michel Freyssenet, coordinatori della rete internazionale di ricerche Gerpisa (Groupe d’étude et de recherche permanent sur l’industrie et les salariés de l’automobile), adottano un approccio di confine tra l’organizzazione del lavoro, la storia economica e la sociologia d’impresa per ancorare il concetto di modello produttivo alla realtà economica.

Alla base c’è il modo di crescita di un’economia, ovvero la combinazione tra la fonte principale di crescita del reddito nazionale (investimenti, consumo o esportazioni) e le forme della sua distribuzione, che può essere concorrenziale, basata sulla scarsità, coordinata a livello nazionale o apertamente inegualitaria. A seconda del modo di crescita adottato, “le incertezze del mercato e del lavoro non sono le stesse, e di conseguenza le condizioni in cui le aziende possono realizzare profitti sono anch’esse diverse”.

Le imprese automobilistiche sono chiamate a scegliere una strategia che combini le fonti di profitto possibili nel loro settore e gli autori analizzano le sei strategie messe effettivamente in atto in tempi moderni: qualità; diversità e flessibilità; volume; volume e diversità; riduzione permanente dei costi; innovazione e flessibilità.

I principali attori dell’impresa (manager, tecnici, lavoratori, investitori) devono accordarsi sulla strategia e sui mezzi da adottare per perseguirla. Serve, insomma, un compromesso di governo d’impresa che coniughi politica di prodotto, organizzazione produttiva e relazione salariale.

Boyer e Freyssenet individuano sei modelli (taylorista, woollardista, fordista, sloanista, toyotista e hondista), di cui tracciano la traiettoria storica e le possibilità di sviluppo.

Secondo gli autori non esiste e non è mai esistita un’unica best way produttiva, come dimostra lo sviluppo in direzioni opposte di due aziende nipponiche come Toyota e Honda. Quando i modi di crescita si destabilizzano, inoltre, le imprese devono essere capaci di ricomporre i loro modelli produttivi.

Negli anni ’90 si sono dimostrati efficaci il modello sloanista (volume e diversità) rivisitato dalla Volkswagen, quello toyotista (riduzione dei costi a volume costante) e quello hondista (innovazione e flessibilità), sviluppatisi in ambiti nazionali il cui modo di crescita prevalente era coordinato e orientato all’esportazione. I modi di crescita si stanno evolvendo in senso concorrenziale in tutto il mondo sviluppato, creando segmenti di mercato che, volendosi differenziare a livello sociale, non si accontentano della blanda caratterizzazione dei modelli consentita dalla strategia della diversità, e le imprese dovranno tenerne conto.

Fiat si trova ad affrontare questo snodo cruciale dopo due profonde crisi dovute, secondo gli autori, al perseguimento di mode produttive effimere: l’inseguimento dei mercati emergenti prima e il modello anglosassone basato su parole d’ordine come modularizzazione, servizi ai clienti, e-business e valore per l’azionista poi. Il compromesso di governo attuato alla Fiat è entrato in crisi, secondo questa analisi, già all’inizio degli anni ’80, dopo il fallimento dell’introduzione della qualità totale in una struttura troppo gerarchica per poterla metabolizzare. Un modo di crescita nuovamente in discussione può costituire un grande rischio, ma anche una grande opportunità.

Robert Boyer è uno dei padri della teoria regolazionista e di termini oggi di uso comune nell’analisi scientifica, come fordismo e post-fordismo.

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SCHEDA. Università Bocconi editore

Fabio Todesco

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