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Comunicati stampa Egea | 29/03/2005

Media e politica: quando il messaggero è il messaggio

DALLA NASCITA DELLA SOCIETà IN RETE ALLA POLITICA DELLO SCANDALO

Manuel Castells è stato paragonato ai grandi scienziati sociali del passato, come Max Weber, perché nella sua trilogia, L’Età dell’informazione (Università Bocconi Editore, 1.684 pagine, 90 euro), ha saputo fornire una base teorica alla spiegazione dei cambiamenti economici, sociali e politici intervenuti, in tutto il mondo, a cavallo tra il secondo e il terzo millennio.

La sua analisi muove dalla contrapposizione tra lo sviluppo delle reti (economiche ed elettroniche) globali e l’insorgere di nuove espressioni di identità collettive, che si oppongono alla globalizzazione e al cosmopolitismo in difesa delle proprie specificità culturali e del controllo sulla propria vita e il proprio ambiente.

Nel secondo volume della trilogia, Il potere delle identità, esplora il mondo dei movimenti sociali e della politica, “quali risultano dall’interazione tra globalizzazione guidata dalla tecnologia, potere delle identità (di genere, religiosa, nazionale, etnica, territoriale, sociobiologica) e istituzioni dello stato”.

La società in rete è una nuova forma di organizzazione sociale che si va diffondendo nel mondo, come si erano diffusi, nel XX secolo, il capitalismo industriale e l’industrialismo di stato e mette in crisi sia le strutture del capitalismo industriale, sia quelle della politica tradizionale.

Castells descrive così la crisi della politica tradizionale e il ruolo dei media nel processo: “A causa dei convergenti effetti della crisi dei sistemi politici tradizionali e della pervasività straordinariamente accresciuta dei nuovi media, la comunicazione e l’informazione politica sono essenzialmente racchiuse nello spazio mediatico. Al di fuori di questa sfera non c’è che marginalità politica. Ciò che accade in questo spazio politico dominato dai media non è determinato dai media stessi. Si ha, invece, un processo sociale e politico aperto. Cionondimeno, la logica e l’organizzazione dei media elettronici inquadrano e strutturano la politica. (...) Questa iscrizione della politica all’interno dello spazio dei media (tendenza caratteristica dell’Età dell’informazione) influenza non solo le elezioni, ma anche l’organizzazione politica, la formazione delle decisioni e la governance, modificando sostanzialmente la natura del rapporto tra stato e società. E in quanto ancora fondati su forme organizzative e strategie politiche tipiche dell’Età industriale, gli attuali sistemi di governo sono diventati politicamente obsoleti, e la loro autonomia risulta continuamente negata dai flussi di informazione da cui essi dipendono. Questa è la causa fondamentale della crisi della democrazia nell’Età dell’informazione”.

Nel processo, che Castells definisce di informazionalizzazione della politica, la diffusione dei sondaggi per la determinazione delle posizioni politiche (con il loro conseguente aggiustamento, a seconda di come procede il monitoraggio del gradimento popolare), l’importanza delle storie incentrate sulle persone e la rilevanza del mezzo televisivo fanno sì che il messaggero (il politico) diventi il messaggio e che “il killeraggio mediatico contro la persona diventi l’arma in assoluto più potente” nella lotta per il potere. Castells spiega, così, la diffusione della politica dello scandalo, che ha coinvolto i sistemi di tutto il mondo a partire dagli anni ’90.

Fabio Todesco

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