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| 06/02/2009
Bollywood ending

Bollywood ending

QUELLA DI MUMBAI è UNA DELLE INDUSTRIE CINEMATOGRAFICHE PIù FLORIDE DEL PIANETA. IL BOCCONIANO FRANCESCO DI TRANI C’è STATO E HA RACCONTATO LA SUA ESPERIENZA TRA STAR E PREVISIONI DI BUDGET

Francesco di Trani

È cominciato come un normalissimo stage, per quanto possa essere normale per uno studente di Milano fare uno stage a Bollywood, ed è finito con una comparsata in uno dei colossal più attesi della stagione indiana, “Luck by chance”. Francesco di Trani, 23enne al secondo anno della specialistica Cleacc, ricorda con grande emozione i tre mesi, tra marzo e giugno 2008, nei quali ha preso armi e bagagli ed è andato a bussare alle porte di registi e produttori della capitale del cinema hindi.

Per la verità, alcuni dei contatti per poter entrare nel dorato mondo di Bollywood Francesco li aveva già presi qualche settimana prima, quando, per uno study tour organizzato dalla Bocconi, aveva avuto modo di intervistare alcuni personaggi dell’ambiente. Tra questi, Jitesh Pillai, “il direttore di FilmFare, la più importante rivista cinematografica indiana”, spiega.

All’arrivo a Mumbai, tuttavia, Francesco è colto dallo sconforto: “Nonostante le mille promesse, per i primi dieci giorni non mi ha chiamato nessuno, anche perché le aziende indiane non sono abituate a ricevere stagisti. Ho avuto difficoltà a spiegare che non volevo essere pagato e che mi interessava solo imparare”. Grazie a Pillai, tuttavia, Francesco ottiene alcuni colloqui e finalmente è chiamato dalla Excel Entertainment, una delle case di produzione più importanti. La Excel aveva appena cominciato la lavorazione dell’attesissimo “Luck by chance”, colossal sul mondo del cinema indiano. “Ho passato le prime settimane in ufficio, tra software per l’organizzazione della produzione e previsioni di spesa, che per un film del genere sono molto complesse. Poi ho avuto accesso al set, dove ho lavorato sia per la prima che per la seconda unità. La prima si occupa di girare le scene con le star, la seconda, di quelle di contorno. Non avrei mai immaginato che mi avrebbero permesso di mettere piede sulle scene, in Occidente probabilmente non sarebbe mai avvenuto, soprattutto in film di questo calibro”.

Un lavoro più che altro legato alle necessità pratiche del momento, vista anche la mancanza di esperienza di Francesco nel campo: si occupa di bloccare il traffico durante una ripresa (“cosa quasi impossibile in una città congestionata come Mumbai”), fa lo ‘slater’, ossia gestisce il ciak, e finisce anche in una delle sequenze clou del film. “La sceneggiatura prevedeva che ci fosse la scena di una serata a casa di un regista, con le star che impersonavano se stesse: cercavano un occidentale, per rendere più ‘cool’ l’immagine della festa, e hanno scelto me”.

Avvicinare star che sono ciò che Leonardo Di Caprio è per Hollywood, è l’occasione per fare qualche paragone: “Le stelle del cinema indiano sono ancora meno alla mano di quanto si dice siano quelle americane. Sono considerati come degli dei, ho visto produttori esecutivi, che teoricamente rappresenterebbero i capi ultimi visto che mettono i soldi, farsi in quattro personalmente per regolare la climatizzazione di una stanza, solo perché l’attrice aveva caldo”. Ma è anche l’opportunità per capire meglio le dinamiche di una cinematografia in espansione anche a livello internazionale, ma che ha diversi concorrenti sul suolo nazionale. “Non esiste solo Bollywood, ovvero il cinema in hindi. Ci sono anche Tollywood, la cinematografia in lingua telogu, che fa capo a Hyderabad, Kollywood, quella tamil, e Mollywood, la filmografia malayalam”. Un universo di cinema in lingua che è anche il più grande del mondo, con circa un migliaio di film prodotti ogni anno.

Tre mesi di rodaggio in una terra ricca di contrasti che hanno instillato a Francesco il desiderio di tornare: “L’India mi ha lasciato tantissimo a livello personale e vorrei continuare il lavoro nella produzione cinematografica di Bollywood. Occupandomi però più dell’aspetto economico che di quello artistico”. Nel frattempo, in attesa di rifare le valige, Francesco è impegnato nella scrittura della tesi. Il titolo? Le sfide dell’industria cinematografica indiana al mercato internazionale, ovviamente.

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