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Comunicati stampa Bocconi | 29/08/2008
Successione: la legge italiana penalizza l’impresa familiare

Successione: la legge italiana penalizza l’impresa familiare

LA RIGIDITà DELLE NORME SULLE SUCCESSIONI, IN PARTICOLARE L’ESISTENZA DI UNA LEGITTIMA, LIMITA GLI INVESTIMENTI E LA CRESCITA DELLE IMPRESE FAMILIARI, AFFERMANO FAUSTO PANUNZI, ANDREW ELLUL E MARCO PAGANO

La rigidità della legge sull’eredità, e in particolare l’esistenza di una legittima, che costringe a suddividere l’impresa tra gli eredi dei fondatori, riduce l’investimento e la crescita delle imprese familiari. Inoltre, tale effetto è maggiore nei paesi in cui la protezione degli investitori è più debole, come l’Italia. Arrivano a questa conclusione Fausto Panunzi (Università Bocconi), Andrew Ellul (Indiana University) e Marco Pagano (Università di Napoli) nel paper Inheritance Law and Investment in Family Firms, che sarà presentato sabato 30 agosto alle 11,30 nell’aula N27 del nuovo edificio ad aule dell’Università Bocconi di piazza Sraffa 13, nell’ambito del Congresso Eea-Esem.

Le imprese familiari svolgono un ruolo decisivo nella vita economica di molti paesi. Quasi tutte le imprese non quotate sono controllate dai fondatori o dai loro eredi e, tra le imprese quotate in borsa, il 30% delle grandi imprese e il 45% di quelle di medie dimensioni a livello mondiale è controllato da una famiglia.

Uno dei momenti più decisivi nella vita delle imprese familiari è il passaggio di controllo da una generazione all’altra. Non tutti gli eredi hanno il talento necessario per rimpiazzare il fondatore, ma spesso non è possibile lasciare l’intera impresa familiare all’erede più capace. La legge, infatti, assicura in molti paesi una quota di legittima a tutti gli eredi, e in molti casi l’impresa di famiglia è una parte così cospicua dell’asse ereditario che non è possibile soddisfare i diritti degli eredi legittimari senza dare loro una quota dell’impresa. Al momento della successione, questa quota dovrà essere liquidata, così riducendo il capitale proprio dell’impresa.

Questo problema è tanto più severo quanto più difficile è l’accesso delle imprese al finanziamento esterno, per compensare con risorse finanziarie esterne il drenaggio di risorse a favore degli eredi non controllanti. A sua volta, l’accesso a finanziamenti esterni è tanto più difficile quanto meno la legge tutela i diritti dei creditori e degli azionisti di minoranza. In conclusione, non solo norme più restrittive in tema di successioni possono ridurre la capacità delle imprese familiari di investire e di crescere, ma questa riduzione è tanto maggiore quanto peggiore è la tutela legale dei finanziatori delle imprese.

I risultati empirici dello studio confermano che la rigidità della legge sull’eredità riduce l’investimento e la crescita delle imprese familiari. Inoltre, tale effetto è maggiore nei paesi in cui la protezione degli investitori è più debole. Tali conclusioni sono particolarmente importanti per l’Italia, che ha una normativa particolarmente restrittiva in tema di successioni e al contempo ha un modesto grado di protezione legale degli investitori e una fortissima presenza di imprese familiari.

Per tali motivi, riformare la normativa italiana in modo da lasciare maggiore flessibilità al testatore potrebbe rimuovere un ostacolo importante agli investimenti delle imprese familiari, e in tal modo avere effetti positivi sulla crescita economica.

 

In Italia libertà dimezzata

Paese Quota massima dell'eredità
che può essere lasciata a un figlio
in presenza di due figli e un coniuge
Argentina 55,6%
Australia 100%
Canada 100%
Francia 66%
Germania 66,7%
Italia 50%
Giappone 62,5%
Spagna 50%
Svezia 75%
Regno Unito 100%
Stati Uniti 100%

 

Fabio Todesco

E-mail fabio.todesco@unibocconi.it
Barbara Orlando
Responsabile Ufficio Stampa
Universita' Bocconi
Tel. 02.5836.2330
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