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| 22/04/2015
Familiari e amici favoriscono l'accesso all'assistenza sanitaria

Familiari e amici favoriscono l'accesso all'assistenza sanitaria

UN NUOVO STUDIO EVIDENZIA COME LA PRESENZA DI UNA PERSONA CHE SE NE PRENDA CURA AUMENTI LA PROBABILITA' CHE IL PAZIENTE COLPITO DA ICTUS ACCEDA AI SERVIZI RIABILITATIVI, SENZA TUTTAVIA INFLUENZARE SIGNIFICATIVAMENTE LA QUANTITA' DEI SERVIZI RIABILITATIVI USATI

Aleksandra Torbica e Giovanni Fattore (Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico), insieme a Stefano Calciolari (Università della Svizzera Italiana) hanno pubblicato Does Informal Care Impact Utilization of Healthcare Services? Evidence from a Longitudinal Study of Stroke Patients su Social Science & Medicine (Vol. 124, 2015, DOI: 10.1016/j.socscimed.2014.11.005).

Nei Paesi sviluppati, come l’Italia, l’invecchiamento della popolazione e le nuove tecnologie hanno un impatto sulla domanda di cure. I trend demografici e le nuove strategie di diagnosi, infatti, migliorano il tasso di sopravvivenza ma aumentano anche il numero di pazienti con disabilità che necessitano di cure. Quindi la domanda per cure si sta evolvendo in termini di quante cure sono offerte in base ai bisogni individuali, e quali tipi di cura sono forniti. L’assistenza fornita da parenti o amici, ossia le cure informali, gioca un ruolo importante nell’ammontare complessivo delle cure offerte a un paziente.

Questo ha fatto aumentare l’attenzione verso questa forma di cura sia nel campo politico-amministrativo che accademico, in particolare per quanto riguarda l’interazione tra cure informali e cure fornite dal sistema sanitario istituzionalizzato, le cosiddette cure formali. Tuttavia, la relazione tra la presenza e l’ammontare di cure informali e l’utilizzo e i costi dell’assistenza sanitaria non è ancora del tutto chiara. Così Torbica, Calciolari e Fattore hanno deciso di gettare più luce su questa interazione, visti gli effetti sulle politiche e le importanti implicazioni finanziarie. Il loro è uno dei pochi studi empirici a usare dati panel per questo tipo di analisi, impiegando un database su 532 pazienti con ictus in 44 ospedali in Italia, dal 2007 al 2008.

L’ictus ha un significativo e crescente impatto socio-economico, e l’assistenza sanitaria di coloro che sopravvivono sta diventando sempre più una priorità. Questo rende l’ictus un tema rilevante per i regolatori. Come spiegano gli autori, le cure informali sono la parte più significativa dei costi sociali totali dell’ictus, ed è cruciale capire il loro ruolo in modo da orientare le politiche sanitarie per i pazienti colpiti. L’ammontare dei costi di cura nei 12 mesi che seguono l’ictus è di 5.825 euro per paziente, con i costi di riabilitazione che ne compongono il 68,4%, ossia 3.985 euro. I risultati dello studio mostrano che i costi di assistenza sanitaria sono differenti tra pazienti con e senza chi li assista. La presenza di una persona che assiste è associata a un aumento dei costi diretti di assistenza (del 54,7%), mentre tale effetto non si osserva per l’ammontare delle cure informali. Se un paziente che ha avuto un ictus è assistito da un familiare o un amico, avrà più probabilità di accedere ai servizi di riabilitazione ma, una volta presa la decisione, ciò non influisce sull’ammontare dei servizi che il paziente usa. Questi risultati suggeriscono, dicono gli autori, che le cure informali facilitano o addirittura promuovono l’accesso ai servizi di assistenza sanitaria.
Barbara Orlando
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