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| 23/02/2015
Il volo di Danilo

Il volo di Danilo

LAUREA A MILANO, ESPERIENZE IN INGHILTERRA, GERMANIA E AFRICA, OGGI SI DIVIDE FRA POLONIA, ITALIA E STATI UNITI DOVE CON AIRHELP AIUTA I PASSEGGERI DI TUTTO IL MONDO NELLE CONTROVERSIE CON LE COMPAGNIE AEREE

Danilo Campisi ha 27 anni e ne dimostra di più. Se non nell’aspetto, certamente per il numero e la qualità di esperienze maturate fin qui. Danilo, siciliano di Siracusa, è oggi uno dei soci e il responsabile del marketing online di AirHelp, una startup con sede in Polonia, uffici in 17 paesi, 55 dipendenti, che si occupa di aiutare i passeggeri di tutto il mondo a ottenere rimborsi dalle compagnie aeree in caso di ritardi, cancellazioni o altre problematiche. “In Italia, per esempio, non esiste nessun’altra azienda come la nostra”, spiega, “ci sono alcuni studi legali che se ne occupano, ma noi siamo più veloci e soprattutto non chiediamo soldi al cliente se non una percentuale sul rimborso eventualmente ottenuto. Al momento, gestiamo circa 3-4 mila pratiche al mese nel mondo”. Danilo Campisi è partito dalla Bocconi, dove ha conseguito la laurea triennale in economia aziendale e management e quella specialistica in amministrazioni pubbliche e istituzioni internazionali, per compiere un vero e proprio giro del mondo. “Ho cominciato lavorando a Lugano quando ancora studiavo”, spiega, “poi sono andato in Africa, Nigeria e Kenya in particolare, per conto di una società di Berlino, che, insieme a Londra, è la realtà migliore in Europa per chi voglia avviare una start up”.

Un fenomeno, quello delle start up, di origine recente ma con dimensioni sempre maggiori, anche se il numero di successi rimane molto basso: “Il tasso di fallimento è pari al 99% delle idee”, racconta, “quelle che diventano impresa sopravvivono dopo un anno al 50%”. AirHelp è invece un caso di successo, è stata incubata da Y Combinator dopo un anno dalla fondazione, quando già aveva un team di circa 20 persone ed era presente in tutta Europa, ottenendo 5 milioni di finanziamenti: “Perché gli investitori ti diano soldi, devi prima dimostrare di saper guadagnare, molti invece pensano che basti una bella idea, ma purtroppo non è così”. Non è quindi l’idea che conta, ma come viene messa in pratica. E anche il “dove” fondamentalmente ha poca importanza: “Tutti parlano della Silicon Valley come dell’Eden in cui avviare una nuova impresa”, spiega Danilo, “e in effetti in California vi è un grande numero di incubatori, soprattutto focalizzati nel settore tecnologico. Ma trasferire un’azienda in California costa, così come trasferirsi a Londra o a Berlino: è quindi una scelta che va ponderata. Noi abbiamo un ufficio a New York perché nel nostro settore”, continua, “riteniamo più importante essere presenti nella Grande Mela che a San Francisco, ma alla fine non è determinante”.
 
Davide Ripamonti
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